lunedì 8 giugno 2009

33^ SFORZESCA IN VERDE



Vigevano, 7 giugno 2009

Per il nostro gruppo, la Sforzesca in Verde non è una corsa, ma una festa da vivere insieme. Un evento dove ciascuno di noi, per quanto bravo sia nelle competizioni o primo nelle classifiche, in questo giorno deve indossare la maglietta gialla e mettersi al servizio degli altri.
Il mio incarico è fare le foto e cercare notizie da mandare al giornale per un po’ di cronaca cittadina.
La giornata è splendida e da lontano si vedono le montagne, ma qui alla Sforzesca e una gran confusione di auto che cercano disperatamente un parcheggio libero.
Il cortile poi, è un po’ un gran “casino” perché mentre cominciano ad arrivare gli atleti, i nostri amici cercano di organizzare i ristori per l’arrivo dei partecipanti.
Io saluto un po’ di gente, ma questi mi ignorano perché impegnati nel loro lavoro.
Decido di andare sui percorsi.
Attraversata la statale, mi avvio verso la strada dei Ronchi, dove già un bel po’ di persone hanno iniziato la corsa. La strada è piena di individui di ogni età, che con fogge diverse affrontano a modo loro questa competizione.
Giù dalla costa il paesaggio si fa più bello e maestoso e qui trovo anche la deviazione dei percorsi. Io proseguo per la 15 km, qui su un sentiero stretto con erba alta, gli atleti corrono quasi in fila indiana verso la cascina dei Ronchi per poi addentrarsi nel bosco.
Dato che se entro nel bosco ho poche opportunità di fare foto decenti, decido di ritornare indietro per la strada di prima. Il ritorno è più difficile e difficoltoso, perché nel frattempo il numero degli atleti è aumentato e fatico a farmi strada in mezzo a loro.
Arrivato alla Sforzesca che la confusione è tanta e dato che nessuno ha bisogno di me, decido per andare incontro alla corsa andando verso la cascina Carrarola. Gli atleti che incontro per strada sono pochi e in attimo arrivo al ristoro gestito dal Cesare, chissà perché a questo ristoro, gli aiuti sono sempre di belle donne. Bravo Cesare!
Bevo un po’ d’acqua e continuo verso il Ponte di Pietra, qui cominciano ad arrivare i primi atleti che dopo un po’ diventano sempre più numerosi e riempiono la strada.
Io un po’ stanco e un po’ sudato decido di tornare indietro per le premiazioni, ma in quel momento passa il Pierino, che incavolato di suo, se la prende anche con me e mi fa capire che il lavoro fatto nel bosco i mesi scorsi, è stato fatto inutilmente perché il Ticino durante la notte ha allagato tutto.
Arrivato in tempo per le premiazioni, ne approfitto per fotografare anche il cortile pieno di gente e un po’ di persone di servizio al ristoro.
Infine tra pedalare, camminare, fotografare, arriva mezzogiorno e sono stanco, decido di andare a casa a mangiare e riposare, perché poi devo spedire le foto e lo scritto al giornale.
Rimane un’ultima cosa prima di terminare; ma Enzo perché mancava?













































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